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Transessuali, Transgender e disforia di genere

  • Immagine del redattore: Dott.ssa Heyra Del Ponte
    Dott.ssa Heyra Del Ponte
  • 12 ott 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

L’esperienza transessuale e transgender raccoglie e ha raccolto un ampio spettro di vicende umane, che includono quanti, in vario modo e a vario titolo, sperimentano e hanno sperimentato una dissonanza tra sesso psichico e sesso biologico.


"Sii fedele a ciò che esiste dentro di te"

(André Gide)



Le indagini comparative effettuate a livello europeo dall’Eurobarometro e dall’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) evidenziano in Italia una percezione delle discriminazioni subite dalle persone transessuali superiore alla media europea.

Un altro dato importante emerge dalla ricerca promossa dall’organizzazione non governativa europea Transgender Europe sulla violenza nei confronti delle persone transessuali e transgender (Trans Murder Monitoring) che evidenza il triste primato dell'Italia:


secondo paese europeo dopo la Turchia per numero di omicidi di persone transessuali nel periodo 2008-2016.

L’esperienza transessuale e transgender raccoglie e ha raccolto un ampio spettro di vicende umane, che includono quanti, in vario modo e a vario titolo, sperimentano e hanno sperimentato una dissonanza tra sesso psichico e sesso biologico.

La sensazione riportata da queste persone è di “essere nel corpo sbagliato”.


L'incongruità di genere, o la non conformità di genere, non è considerata una malattia. Tuttavia, quando la mancata corrispondenza tra sesso di nascita e identità di genere percepita causa disagio significativo o disabilità, una diagnosi di disforia di genere può essere opportuna.


Nel DSM 5 i criteri diagnostici si distinguono in criteri riferiti a bambini e criteri riferiti ad adolescenti e adulti. In linea generale, i criteri per individuare la disforia di genere sono i seguenti:

  • marcata incongruenza tra genere esperito e caratteristiche sessuali primarie/secondarie;

  • forte desiderio di liberarsi delle proprie caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie a causa della marcata incongruenza col genere esperito;

  • forte desiderio per le caratteristiche sessuali del genere opposto;

  • forte desiderio di essere trattato come un membro del genere opposto;

  • a condizione dev’essere associata a sofferenza clinicamente significativa o a compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.

Gli psicologi sono chiamati a facilitare l’accesso a cure affermative, di cui è empiricamente attestata l’influenza positiva. Gli psicologi possono giocare un ruolo cruciale nel promuovere l’empowerment, nel valorizzare le esperienze e nel favorire esiti di vita positivi nella vita di adulti e adolescenti transessuali e transgender, sia nell’ambito di una valutazione o di una psicoterapia, che in quello dell’assistenza all’accesso alle terapie ormonali o chirurgiche.


È importante che gli psicologi siano consapevoli della funzione cruciale del sostegno sociale

Essi dovrebbero a tal proposito sostenere gli adulti e gli adolescenti transessuali e transgender nella costruzione di reti sociali di supporto in cui la loro identità di genere sia accettata e valorizzata. Gli psicologi possono orientarli nella negoziazione delle dinamiche familiari che potrebbero configurarsi nel corso del processo di esplorazione e costruzione dell’identità di genere. Questi aspetti possono essere affrontati in un setting individuale, in sessioni congiunte con membri della rete di supporto o nell’ambito di una terapia familiare o di gruppo.


Diversi studi hanno mostrato che l’accettazione familiare in adulti e adolescenti transessuali e transgender è associata ad una riduzione dei tassi di esiti negativi di salute, quali depressione, suicidio, comportamenti sessuali a rischio e infezioni.


Il percorso di transizione, sin dall’inizio degli studi in materia e dall’epoca dei primi trattamenti, non è stato lasciato affatto “al caso” e alla “libera scelta”. Si è costituita la World Professional Association for Transgender Health (WPATH), che pubblica e aggiorna gli Standards of Care, ossia i riferimenti internazionali, le linee guida che consentono di vigilare sul rispetto della salute delle persone transgender e transessuali, nonché, ovviamente, sul lavoro clinico dei professionisti (medici, psicologi, psichiatri, infermieri ecc.) che lavorano con queste persone. Nel nostro paese, l'Osservatorio Nazionale sull'Identità di Genere (ONIG), organismo nato nel 1998 e in collegamento con il WPATH, pubblica delle linee guida specifiche per il contesto italiano.Tutte le indicazioni contenute negli Standards of Care, dalla psicoterapia alla terapia ormonale, sono suddivisi per età e periodo dello sviluppo.


Con gli sviluppi nel campo, gli specialisti hanno scoperto che, mentre molti individui necessitano sia di cure ormonali che chirurgiche per alleviare la propria disforia di genere, altri necessitano solo di uno di questi trattamenti, ed alcuni di nessuno. Spesso, con l’aiuto della psicoterapia, alcuni individui integrano il proprio transessualismo con il ruolo di genere assegnato loro alla nascita senza sentire il bisogno di modificare il proprio corpo al maschile/femminile. Per altri, i cambiamenti del proprio ruolo o espressione di genere sono sufficienti per alleviare la disforia di genere. Alcuni pazienti possono aver bisogno di ormoni o di un cambiamento nel proprio ruolo di genere, ma non di chirurgia; altri possono necessitare di un cambiamento di ruolo di genere e di chirurgia, ma non di ormoni. In altre parole, il trattamento per la disforia di genere è diventato molto più specifico per ogni individuo.


La psicoterapia è un valido aiuto per accompagnare il paziente nell’esplorazione della propria identità, per garantirgli uno stile di vita stabile a lungo termine con probabilità realistiche di successo nelle relazioni interpersonali, nel lavoro e nell’espressione dell’identità di genere.

All’interno del percorso terapeutico con i pazienti con Disforia di genere viene data particolare rilevanza all’esplorazione della storia di genere e dello sviluppo dell’identità transessuale per dare l’opportunità al soggetto di ristrutturare cognitivamente eventi significativi, validare le sue emozioni e rafforzare il senso di Sé. In alcuni casi il transessuale può chiedere di coinvolgere la famiglia nella terapia per esplorare e risolvere conflitti sorti in infanzia.


Un’altra area su cui è bene focalizzarsi in terapia è la transfobia interiorizzata, cioè quell’insieme di sentimenti e atteggiamenti negativi che una persona può provare nei confronti della propria transessualità. Le caratteristiche associate alla transfobia interiorizzata sono scarsa accettazione e stima di sé, sentimenti di inferiorità, vergogna, senso di colpa e l’identificazione con gli stereotipi denigratori. In questi casi l’obiettivo del terapeuta è rendere il paziente consapevole e promuovere l’accettazione di sé.

Una volta che sono stati trattati questi aspetti e che il cliente ha deciso come gestire la sua disforia e la sua espressione di genere, la terapia si focalizza sul supporto dell’individuo nell’attuazione del suo progetto.



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