Dott.ssa Heyra Del Ponte - Psicologa Psicoterapeuta - Pescara
BULLISMO
In Italia un ragazzo su due è vittima di episodi di bullismo. L’età a rischio è quella compresa fra 11 e i 17 anni, anche se il periodo più critico è fra 11 e 13 anni. I dati disponibili parlano chiaro: in Italia c'è in media almeno un caso di bullismo al giorno. Questa la cifra che emerge dalle segnalazioni al Telefono Azzurro durante l’anno 2017. Sono infatti il 10% le richieste di aiuto rivolte all'associazione che riguardano episodi di bullismo e cyberbullismo.
Perché si possa parlare di bullismo è necessario che siano soddisfatti alcuni requisiti:
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i protagonisti sono sempre bambini o ragazzi, in genere in età scolare, che condividono lo stesso contesto;
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gli atti di prepotenza, le molestie o le aggressioni sono intenzionali per provocare un danno alla vittima o per divertimento;
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c’è persistenza nel tempo: le azioni dei bulli sono ripetute nel tempo;
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c’è asimmetria nella relazione, cioè uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce;
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la vittima non è in grado di difendersi.
Inoltre è possibile distinguere tra:
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bullismo diretto - che comprende attacchi espliciti nei confronti della vittima e può essere di tipo fisico o verbale;
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bullismo indiretto - che danneggia la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, escludendolo dal gruppo dei pari, isolandolo, diffondendo pettegolezzi sul suo conto.
Contro il bullismo non mancano comunque azioni che tentano di ridurre il fenomeno. E’ il caso di You Pol (Android, iPhone), l'applicazione che ha lo scopo di permettere a tutti, giovani e adulti, di interagire con la Polizia di Stato, consentendo l'invio di segnalazioni di episodi di bullismo.
Come capire se mio figlio è vittima di bullismo?
I genitori possono imparare a cogliere i segnali per capire se il proprio figlio è vittima di bullismo, quali:
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Trovare scuse per non andare a scuola
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Voler essere accompagnati;
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Fare frequenti richieste di denaro;
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Essere molto tesi e tristi dopo la scuola;
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Presentare lividi, tagli, graffi o strappi negli indumenti;
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Riportare oggetti rotti;
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Dormire male o bagnare il letto;
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Raccontare di non avere nessun amico;
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Rifiutarsi di raccontare ciò che avviene a scuola o in altre situazioni come attività sportive/compleanni.
Il dialogo a partire dall’ambiente familiare rappresenta la strategia vincente. Il ruolo dello psicoterapeuta è aiutare il genitore nel valorizzare il rapporto con il figlio dandogli attenzione, ascoltandolo e non colpevolizzarlo.
Alla vittima di bullismo, invece, il terapeuta offre uno spazio di ascolto e accoglienza del disagio, utile a trovare la forza per uscire dal ruolo passivo che alimenta il circuito, cercando di lavorare sulle sue abilità sociali e sulla sua autostima, evitando così l’insorgere di futuri disturbi.
